Annalisa Bruni

Skyline

Cleup Editore 2020

 

 

Bruno Bruni

Il ragazzo e la Civetta

Campanotto Editore 2022

 

 

La figlia e suo padre, un dialogo mai interrotto lungo le anse del tempo e della vita, la prosa e la poesia come strumenti per indagare sé stessi prima ancora che la realtà, la quale non smette d’interferire con la ricerca del proprio posto nel Mondo. Due volumi preziosi per conoscersi e lanciare uno sguardo su quanto eravamo ieri, qui, tra Casarsa e Venezia Città Metropolitana: per questo li troviamo appaiati in queste righe.

Non è certo un caso se Annalisa Bruni accoglie il lettore con una citazione da Le Braci di Sàndor Màrai: « (…) l’uomo non vuole soltanto vivere, vuole conoscere fino in fondo e accettare il proprio destino (…)» Possiamo considerarla sintesi dell’intero volume di racconti brevi dall’evocativo titolo Skyline. Perché di questo si tratta e la narrativa viene utilizzata per tratteggiare il profilo di una serie di situazioni, che rischiano di smarrire la propria soggettività sullo sfondo, all’apparenza compatto, della quotidianità. Eppure ciascuna di esse si manifesta come momento unico irripetibile nel variegato arcipelago della condizione umana.

Il simbolo ultimo della nostra presenza qui e ora, dunque, diventa il pendolo, sempre oscillante tra i poli opposti dell’Universale e del Particolare, dove il secondo è pretesto e strumento per svelare il primo. Niente e nessuno è rinchiuso nella propria specificità, ma per il fatto stesso di appartenere all’Umanità condivide con i suoi simili motivazioni, speranze, delusioni, sconfitte. Il tutto consumato in quella corsa sul cui significato ci s’interroga di continuo e da noi chiamata vita.

Si spiega, così, la scelta dell’autrice di individuare alcuni momenti esemplari dell’esistenza di personaggi “della porta accanto”. Individui reali, per lo più declinati al femminile, che solcano il quotidiano con il loro bagaglio di esperienze ed emozioni, finendo per sbattere contro la realtà. La quale non è mai eccezionale e questo li rende vicini al lettore. Piccoli drammi di ogni giorno, si potrebbe dire, che rivelano la volontà del singolo, costi quel che costi, di penetrare nella propria esistenza, pur sapendo quanto tale scelta provochi spesso sofferenza e conduca verso scelte difficili.

Il percorso, però, è necessario per godere un’esistenza autentica, scoprirsi e decodificare il significato del nostro essere qui. Oltre a farci comprendere quanto accade tutt’intorno a noi. La vita non è uno spettacolo al quale assistere, si potrebbe dire, ma a cui partecipare. Da protagonisti. La lezione vera, però, è in quel «accettare il proprio destino». Annalisa Bruni lo cala all’interno delle storie raccontate: il nostro compito è osare, ma la verità è che non siamo in grado di preordinare gli esiti. Questi ci sfuggono, scivolando come acqua tra le dita inutilmente chiuse della mano.

La conclusione è figlia della complessità della condizione umana, sulla quale influiscono gli altri, spesso solo incontri casuali, e le circostanze dell’esistenza. Entrambi elementi al di fuori del nostro controllo. Allora ci rimane lo Skyline, il profilo sull’orizzonte del panorama della vita nella quale ci siamo imbattuti, a volte appena un’ombra evanescente satura di ricordi e talvolta di rimpianti.

Dalla prosa alla poesia, con i versi del padre di Annalisa Bruni, il Bruno allievo e amico di Pasolini nella Casarsa dell’ultima fase della Seconda Guerra Mondiale. Dal grande poeta friulano, ma di ascendenza romagnola, Bruno Bruni apprende il valore rivoluzionario della Bellezza. Perché di questo si tratta: cambiare il Mondo per permettere il pieno sviluppo di un Sé finalmente libero. La Felicità qui e ora. Quale lo strumento? L’impegno politico, certo, il quale caratterizzerà l’intera esistenza di Bruno Bruni, sempre orgogliosamente schierato a sinistra a dispetto delle disillusioni e delle sconfitte. Molte causate non dallo scontro con realtà e avversari, bensì con gli ipocriti capaci di essere compagni di strada solo per convenienza momentanea. Un dramma che condivide con Pasolini.

Poi c’è l’altro piano, quello della poesia, la quale diventa strumento di lotta perché parte dell’esistenza biopolitica: il terreno prediletto dal Potere per controllare attraverso i corpi anche le menti. L’hanno sperimentato entrambi, Pasolini e Bruni, a Casarsa dove, la sovrastruttura del cattolicesimo tradizionale ha impregnato fin nelle midolla le aspirazioni borghesi di una comunità al contrario ancora tenacemente contadina. In tali radici, anti-sistema perché affondate nella Natura e nel suo respiro, Pasolini aveva individuato il miglior antidoto contro il successo del biopotere. Verità o illusione?

Di fatto Pasolini a Casarsa trova nella pedagogia la sua personale via verso la Rivoluzione prossima ventura. Intende usare, insomma, le stesse armi del biopotere mutandone le finalità. Non andrà bene, come ben sappiamo, e lo scontro lo stritolerà, distruggendone progetti e stravolgendone la stessa esistenza. La quale sarà caratterizzata dal trionfo, invece, del nemico di sempre, in quanto il poeta di Casarsa non riuscirà mai davvero ad accettare la propria omosessualità. Quale maggiore successo sarebbe immaginabile per il nemico?

Bruni, al contrario, potrà distillare il meglio dell’esperienza formativa vissuta accanto a Pasolini, senza dover affrontare la stessa, irrisolta, lacerazione interiore. Condividerà, però, la medesima sconfitta ideale, anzi sopravvivendogli a lungo potrà misurare per intero la profondità del crollo degli ideali di gioventù. Gli resta, allora, la poesia. Non più arma da brandire per spianare la strada alla Rivoluzione, bensì strumento per indagare cosa mai le sia accaduto e perché la Bellezza abbia fallito.

I versi di Bruni oscillano tra ricordo, speranza e rammarico, ripercorrendo senza soste le polverose strade che l’hanno condotto dal Friuli alla Venezia Metropolitana, dal mondo contadino idealizzato del suo maestro e delle memorie adolescenziali al cuore stesso della modernità industriale. La quale si consuma sotto i suoi occhi, perché il Polo di Marghera si avvia proprio negli ultimi anni della sua vita a scomparire. Almeno nelle forme alle quali Bruni era abituato: non più grandi stabilimenti di operai inurbati di recente, numerosi e omogenei dal punto di vista culturale, bensì una realtà frammentata, tanto dal punto di vista sociale che etnico.

La stessa deriva che interessa il partito al quale ha dedicato la vita, affidandogli la speranza di redenzione della condizione umana. Partito che cambia pelle e anima. Gli resterà fedele, Bruno Bruni, ma si tratta ormai di una convivenza forzata. Ad alimentarla sono immagini del passato, di quella magica gioventù sfiorita tra i campi di Casarsa e perduta assieme all’amico Pier Paolo e alla lingua materna, ormai tenuta in vita solo dagli sforzi congiunti di pochi intellettuali e proprio di quel biopotere tanto accanitamente combattuto. Ironia della Storia che travolge la vita di ognuno di noi.