Nell’uso odierno, è termine di metà Ottocento, coniato dal saggista, critico d’arte e poeta decadente francese Charles Baudelaire. Il quale intendeva sottolineare il rapporto liquido del singolo con la dimensione della metropoli: uno spazio fisico creato dagli sviluppi della Prima Rivoluzione Industriale. Baudelaire lo utilizza per assegnare un nuovo compito all’artista, il quale deve ora indagare e interpretare i mille rivoli dell’esperienza umana nella nuova dimensione. Fisica, intellettuale e morale. Per riuscirci deve liberarsi da ogni preconcetto formale e cercare, invece, di percorrere strade inusuali: le sole capaci di rispondere alle domande poste dal mutamento della realtà.

Le Scienze Sociali si appropriarono presto di termine e concetto. In particolare, ponendo l’accento sul ruolo dello Stato-Nazione, quale migliore risposta alle esigenze politiche, amministrative e di intervento pubblico rese necessarie dai cambiamenti nei processi di produzione, delle merci e sociali. Si affermò, quindi, un approccio razionalista all’esame della vita collettiva, che pose al centro il senso in sé dell’innovazione, di processo e di prodotto, e pertanto sull’aspetto tecnologico. La Modernità, dunque, si associa al pensiero positivista, che ne rappresenta la più efficace traduzione filosofica, sposandone i valori scientifici e il materialismo ispiratore. In questo modo, diventa essa stessa fattore di accelerazione delle trasformazioni in atto con una particolarità: la principale fonte di generazione cessa di esserne il singolo per diventare la comunità, intesa in senso ampio e variamente articolato.

Conseguenza diretta, però, è l’alienazione del singolo dal Mondo che colpisce l’individuo, il quale cessa di vedersi come protagonista dell’evoluzione sociale, per percepirsene vittima impotente. Uno spaesamento rispetto alla realtà che diventa estraneità e crisi di identità. La sua prima reazione è il rifiuto del cambiamento, dell’innovazione di per sé, che coinvolge l’idea stessa di progresso. Si afferma, al contrario, un approccio che privilegia l’analisi dei rischi connessi con la Modernità, la cui prova più recente si trova nell’odierno rifiuto del fenomeno della Globalizzazione, alimentato anche dagli effetti del cambiamento climatico, conseguenza anche della Prima, Seconda e Terza Rivoluzione Industriale. Il risultato finale è il transito nella Post-Modernità.

Caratteristiche di fondo della Modernità sono:

  • Sviluppo dell’industria, con l’affermarsi delle Rivoluzioni Industriali;
  • Miglioramento delle condizioni sanitarie, permesso tanto dalle scoperte in campo medico e farmaceutico che dall’organizzazione di un Servizio Ospedaliero grazie all’intervento dello Stato;
  • Diffusione dell’Istruzione, che diventa di competenza pubblica, anche perché lo Stato ne scopre l’importanza nella diffusione della propria visione del Mondo;
  • Globalizzazione della produzione ed esplosione del commercio internazionale;
  • Affermazione mondiale della borghesia;
  • Trionfo della Scienza come Pensiero Unico, figlio del Positivismo, e solo strumento per comprendere e interpretare la realtà;
  • In campo artistico, successo dell’Eclettismo e dell’Estetismo: qualunque rappresentazione acquista completa autonomia rispetto alla realtà descritta. Nasce l’Estetica.

 

I maggior critici della Modernità sono le varie forme di Pensiero Tradizionale, per lo più legate alle religioni organizzate le quali tendono sempre a combattere l’individualismo, assieme ad alcuni segmenti della riflessione socialista, in particolare quelli ispirati da una visione rurale e pionieristica del futuro ideale.