Parliamoci chiaro: da quando il governo Meloni si è insediato non è ancora successo niente. Di reale, per lo meno. Intendo dire, che la priorità del governo Meloni sia diventata all’improvviso l’immigrazione non è dovuto a una esplosione del fenomeno, tutt’altro. Se per Draghi il costo dell’energia rappresentava il problema principale, dipendeva in modo specifico dai suoi effetti sull’inflazione, quindi sull’economia in senso lato e di conseguenza sulle tasche degli italiani. Immediati, diretti, misurabili. Se per Meloni è passato in secondo piano di fronte alla presunta invasione da Sud, che i numeri dicono non esistere, è solo per una distorsione del quotidiano. Pur demagogia, insomma. La quale invece di venire smontata per quello che è, gode del vantaggio di essere affrontata a colpi di altra demagogia, uguale e contraria. Così non se ne esce. Eppure, in nome e per conto di un’invenzione, l’Italia si è cacciata sull’ottovolante di un’altra crisi europea: quasi non bastassero le tante ragioni di contenzioso più concrete. A partire dall’ineludibile dato geopolitico che da quindici secoli ci vuole terreno di scontro tra le due grandi potenze renane, chiamiamole con i loro nomi odierni e cioè Francia e Germania, per l’egemonia europea.

Restando in Italia, il vero problema della destra, sempre ma in particolare adesso che è al governo e conta di restarci per l’intera legislatura, è che vive con la perenne ansia di riaffermare la propria identità. L’ha di recente confermato in un’intervista televisiva alla trasmissione di Fabio Fazio il presidente del Veneto, Luca Zaia, ribadendo quanto l’intera azione politica della Lega derivi in presa diretta dalla sua dimensione identitaria. Sarebbe poi interessante che lo stesso Zaia chiarisse quale mai questa sia, perché da Miglio a Bossi, passando per l’appena scomparso “barbaro sognante” Maroni e planando quindi su Salvini premier”, tutto si può dire meno che la Lega, nata Liga Veneta poi diventata Nord, Padana, vagamente paganeggiante e di sicuro secessionista abbia qualcosa da spartire, occupazione del potere a parte, con l’odierna Nazionale, cattolico-tradizionalista e sovranista. Cos’è oggi la Lega? Boh… poche idee e confuse, verrebbe da dire. Non si tratta certo di una mia idea personale, visto che gli elettori la stanno abbandonando in massa. Del resto, tra un nuovo incerto e un usato sicuro, Meloni e Fratelli d’Italia, dimostrano di preferire il secondo. Forse neppure a torto.

La questione identitaria, comunque, resta centrale anche per il partito incapace di separarsi dalla fiamma generata dalla bara di Mussolini nella bandiera. La prima legge di bilancio licenziata dal Consiglio dei Ministri del governo di Destra lo conferma, del resto. Perfino Draghi, credo, l’approverebbe. In effetti, non contiene nulla di quanto sbandierato in campagna elettorale. Neppure la famosa “visione” evocata da Meloni, che più altro pare vittima di “visioni”. Troppo timidi i passi da cogliere in trasparenza attraverso il velo di scelte di piccolo cabotaggio: le sole consentite dalle Forche Caudine dei vincoli di bilancio ed europei. Storie già sentite. Quelle che la Destra ha sempre sostenuto essere baggianate inventate dalla Sinistra e dall’Ircocervo di Bruxelles per sottomettere l’Italia al dominio del Grande Complotto teso al Dominio del Mondo. Il quale è giudeo-massonico per definizione e antica tradizione. Insomma, parole tante, fatti pochi, prospettive nessuna. La ragione è che non sa immaginare niente, ma al pari di troppi predecessori vive alla giornata, cercando solo di sopravvivere alla meno peggio fino alla mattina successiva.

E questo, c’è poco da fare, rappresenta il vero problema. La luna di miele con l’elettorato durerà ancora un po’ di tempo, almeno i famosi cento giorni tanto spesso evocati, dopo di che qualcuno comincerà a fare i conti. Come si presenta l’orizzonte del governo di Destra? Cupo, non c’è che dire. Per non arrivare impreparati alla scadenza, allora, bisogna pensarci bene e cominciare a fabbricarsi gli opportuni alibi. Intanto, meglio spostare l’attenzione generale su qualche argomento dove la Destra sia particolarmente forte e tocchi corde sensibili del nervoso e scontento a prescindere elettore italiano. Cosa di meglio, allora, della vexata quaestio dei migranti? L’eterna prospettiva dell’invasione che tanto terrorizza l’ignorante cittadino medio, incapace di rendersi conto della contraddizione logica di un primo ministro il quale da un lato parla di «blindare i confini d’Europa» e dall’altro riconosce candidamente la gravità del declino demografico del paese. Un’autentica emergenza economica, ha ammesso, visto che l’Inps calcola in circa il 30% il calo del PIL nei prossimi trent’anni solo per effetto della diminuzione dei cittadini in età lavorativa. Una catastrofe. Per fronteggiare la quale, il geniale primo ministro e i suoi altrettanto abili colleghi di governo hanno partorito la riduzione dell’Iva su pannolini e assorbenti. Niente male. Davvero una grande “visione”.

Sarebbe facile il giochetto di smontare le contraddizioni di Meloni e della Destra sotto questo punto di vista. I migranti vengono in Italia, e in generale in Europa, perché lasciano un presente intollerabile e un futuro inesistente per tuffarsi in una realtà di sicuro difficile, ma migliore e, soprattutto, che li invoca: perché ha bisogno di loro. La denatalità riguarda l’intero Vecchio Continente, mai stato così degno del suo nome, e per questo risucchia di continuo energie fresche dal resto del Pianeta. Niente di nuovo, osserva lo storico del lungo periodo, basti ricordare cosa successe all’Impero di Roma: la realtà di una terra senza uomini incrociò quella di uomini senza terra e il risultato fu la fine del mondo antico e l’avvento del Medioevo. Ci sarebbe da riflettere, caro primo ministro e, magari, agire di conseguenza, magari anche con “celerità”, visto la matrice ideologica di cui si vanta da sempre. Non certo abbassando o togliendo pure l’Iva su pannolini e prodotti dell’igiene intima, ma con qualcosa di più incisivo.

Certo, gli specchietti per le allodole, questo è sollevare la questione migranti in Italia oggi, funzionano quando le allodole abbondino: dentro e fuori i confini patri. La fortuna del governo di Destra è che sulla Senna ce ne sono sempre in abbondanza. Così si sono cacciati in una polemica senza senso, che denuncia solo il nervosismo di chi, Macron, è sì capace di vincere le elezioni, ma è del tutto privo del talento di sollevare il proprio paese, la Francia, al livello di potenza globale. Del resto, l’Esagono non ha certo le dimensioni, la forza economica e militare per giocare quel ruolo. Bisogna che a Parigi se ne facciano una ragione. Non basta disporre di qualche testata atomica per conquistarsi il rango. La Russia di Putin lo sta capendo a colpi di botte in testa nelle pianure ucraine. Nemmeno, però, è sufficiente avere solo i forzieri pieni di quattrini. Pechino e Berlino se ne sono resi conto con qualche amarezza nel corso di quest’anno. Un paese come l’Italia, però, con le casse vuote, senza Bomba, piccolo e in crollo demografico può e deve giocare sulla sua posizione chiave lungo la faglia euro-mediterranea, ma deve essere ben certa di cosa rischia e, soprattutto, è opportuno cerchi prima almeno di provare a risolvere i suoi veri nodi irrisolti. I quali non hanno nulla a che fare con i migranti e le questioni identitarie. Sono veri e concreti, non psicologici. Se lo fa, allora scopriremo con nostra e universale sorpresa di abitare sul serio in un Grande Paese, in i cui governi vanno e vengono come ovunque, restando però sempre tale. Come ha sostenuto Draghi.