Venezia, l’alba di un nuovo giorno. 402-421.

Ogni inizio ha le radici in una fine. Vale per i singoli e le collettività organizzate, sino alle più complesse finora elaborate dagli esseri umani: gli stati. Venezia nasce dalla dissoluzione di Roma e trae vita dall’incapacità dei successori dell’impero di assumere il controllo della costa veneta. Questo spazio viene occupato da quanti abitavano città e campagne della terraferma. Costruiscono una propria organizzazione, per rispondere alle esigenze e alle sfide generate da una scelta rivoluzionaria: diventare anfibi, barattando la terra con il mare. Una scommessa per vincere la quale occorrono un popolo e una cultura nuovi. Nasce una nazione, che costruisce una città e crea una repubblica. Queste pagine ne raccontano l’alba.

 

L’occasione perduta di San Marco, 1381-1484 Venezia alla conquista dell’Italia

Il volume prende le mosse dalla Pace di Torino del 1381, che chiude le Guerre Veneto-Genovesi, sottolineando la prodigiosa capacità di recupero di Venezia: favorita dalla fedeltà dello Stato da Màr e dal dominio del mare che le garantisce il flusso di ricchezza necessario alle sue ambizioni politiche.

La novità del libro consiste  nel mettere in risalto come l’espansione in Terraferma non sia affatto frutto del caso, ma appartenga alla categoria degli eventi “inevitabili”: naturalmente per una classe dirigente conscia delle proprie responsabilità e delle dimensione dei problemi strategici che è chiamata ad affrontare.

Il controllo della Pianura Padana è necessario a Venezia per proteggere le vie di comunicazione su cui transitano le merci che ne alimentano la prosperità. Semplicemente non può rinunciarvi, significherebbe consegnarle ad altri e in particolare alla potenza ostile dei Visconti e quindi degli Sforza di Milano. La guerra di conquista diventa l’unica opzione possibile. Dopo la vittoria di Maclodio (1427) e, quindi, di nuovo alla morte di Filippo Maria Visconti (1447), la repubblica potrebbe impadronirsi della capitale lombarda. Fallisce in entrambe le occasioni. Per decisione del suo capitano generale da Tera, Carmagnola, nel primo caso, e per clamoroso errore del Senato nel secondo. Le occasioni sfumano e il destino di Venezia e dell’Italia cambia direzione. Per sempre.

L’ultima offensiva del Leone Venezia ai Dardanelli, 1649-57

 

Durata un quarto di secolo, la Guerra di Candia rappresenta il più lungo conflitto mai affrontato dalla Serenissima. Non si tratta solo di uno dei sette combattuti contro l’Impero Ottomano, ma di quello che segna il suo definitivo declassamento geopolitico. Per questo è tanto importante sotto il profilo storico.

Concluso dalla clamorosa insubordinazione di Francesco Morosini che consegna Candia, è caratterizzato da una serie di episodi i quali dimostrano come Venezia potesse vincere la guerra: se ciò non accadde fu a causa di una sorte avversa a volte incredibile, ma soprattutto per una ragione che ritorna spesso, tanto nelle vicende della Serenissima quanto in quelle degli stati suoi successori nella Penisola, sino a oggi. Diventando così, una preziosa lezione da meditare.

La Serenissima contro il Mondo, Venezia e la Lega di Cambrai 1499-1509

 

L’inizio del Cinquecento rappresenta il secolo della grande svolta nella storia veneziana: la repubblica perde egemonia marittima e peso politico in Italia e in Europa. La Serenissima inizia affrontando una seconda volta l’impero Ottomano, uscendone di nuovo sconfitta. La Guerra della Lega di Cambrai, poi, rischia addirittura di distruggerla.

Assieme al dominio del mare, però, evaporano l’identità e la cultura marittime costruite nei secoli. Non si tratta soltanto di dover spartire traffici e rotte navali, prima esclusivi, ma della crisi della civiltà sulla quale Venezia ha edificato sé stessa e la propria fortuna, avendo fallito, nel corso del Quattrocento, nel raggiungere una dimensione territoriale adeguata alle nuove sfide.

Non più potenza marittima, Venezia si dimentica d’essere anche solo uno stato marittimo e si ripiega nella “neutralità armata”: la repubblica si avvia sulla strada della decadenza.

Lepanto, fuochi nel crepuscolo Venezia e gli Ottomani 1416-1571  

 

Gli Ottomani: per secoli il nemico per antonomasia del nome veneziano, i rivali geopolitici capaci di soffocarne il commercio a lunga distanza, prima che i Portoghesi ne tagliassero le rotte a partire dall’Oceano Indiano. Un confronto che si svolge lungo l’arco di circa quattro secoli, caratterizzati da ben sette guerre dichiarate e un ininterrotto stato di tensione e di conflitti a bassa intensità.

La lotta con i padişa ottomani, imponendo l’urgenza di proteggere le vie marittime a largo raggio e la difesa dello Stato da Màr, impedisce a Venezia di sviluppare appieno la spinta strategica in Italia e quindi di acquisire la taglia territoriale e demografica necessaria al rango di grande potenza. Si tratta, quindi, dello snodo chiave della storia della repubblica.

Venezia nella Tempesta: 1499-1517, la crisi della Serenissima

 

L’inizio del Cinquecento rappresenta il secolo della grande svolta nella storia veneziana: la repubblica perde egemonia marittima e peso politico in Italia e in Europa. La Serenissima inizia affrontando una seconda volta l’Impero Ottomano, uscendone di nuovo sconfitta. La Guerra della Lega di Cambrai, poi, rischia addirittura di distruggerla.

Assieme al dominio del mare, però, evaporano l’identità e la cultura marittime costruite nei secoli. Non si tratta soltanto di dover spartire traffici e rotte navali, prima esclusivi, ma della crisi della civiltà sulla quale Venezia ha edificato sé stessa e la propria fortuna, avendo fallito, nel corso del Quattrocento, nel raggiungere una dimensione territoriale adeguata alle nuove sfide.

Non più potenza marittima, Venezia si dimentica d’essere anche solo uno stato marittimo e si ripiega nella “neutralità armata”; la repubblica si avvia sulla strada della decadenza.

Venezia offensiva in Italia, 1381-1499 il secolo lungo di San Marco

La pace di Torino, che mette fine alla Guerra di Chioggia nel 1381, vede Venezia in ginocchio: è stremata sotto il profilo umano, finanziario e militare e ha dovuto subire gravi amputazioni territoriali. Lo Stato da Màr, però, le è rimasto fedele. In breve, la repubblica riprende forza economica e politica. Nel 1402, la simultanea scomparsa del padişa ottomano, Bayazed I, e del duca di Milano, Gian Galeazzo Visconti, le offre un’incredibile opportunità: può diventare egemone sia nel Levante che in Italia, evento in grado di trasformarla nell’unica superpotenza mediterranea.

Sono le premesse di un secolo di conflitti durante i quali la Serenissima conquista Veneto e Friuli, si espande in Lombardia, Trentino, Romagna, Puglia, valle dell’Arno e sembra poter unificare la Penisola. Un obiettivo che Venezia fallisce e l’insuccesso, proprio mentre l’impero Ottomano è in pieno sviluppo, scatena il primo grande conflitto europeo del Cinquecento, la Guerra della Lega di Cambrai. Allora sarà Venezia nella tempesta.

 

Venezia contro Napoleone, morte di una Repubblica

Il biennio 1796-97 ricostruito come mai è stato tentato finora: al di fuori di qualunque visione di parte, come e perché la repubblica Serenissima è finita nell’occhio del ciclone dei grandi conflitti euro-mondiali. Verità certe e lezioni utili oggi per noi, che occupiamo la medesima posizione geografica e siamo eredi della sua vicenda millenaria.

Perché la geopolitica non è uno strano gioco di società bensì la strumento necessario per analizzare i fatti e compiere scelte consapevoli partendo dalla realtà geografica e storica. Esistono delle costanti di lungo periodo, infatti, indispensabili da conoscere per poter agire. Le stesse dominate dai grandi statisti veneziani dal Duecento al Quattrocento per costruire un impero e delle quali i discendenti nel Settecento, invece, sono rimasti vittime.

Venezia alla conquista di un impero, Costantinopoli 1202-04

La Quarta Crociata è uno degli snodi chiave dell’avventura veneziana. Il suo esito rappresenta il capolavoro, in particolare, del suo personaggio-simbolo: il doge-guerriero Enrico Dandolo.

La deviazione della spedizione verso Costantinopoli serve gli interessi della futura Serenissima al punto da far salire la città lagunare al rango di grande potenza. Capire cosa accadde allora è importante per comprenderne gli sviluppi successivi. I quali ci riguardano perché affondano le radici nelle costanti geopolitiche di lungo periodo in azione nella nostra realtà.

La proiezione strategica di Venezia che si trova sul Rimland, la fascia marittima e costiera in questo caso europea attorno al cuore del Pianeta o Heartland, spazia dal Mediterraneo al Mar Nero; dalle coste dell’Asia Minore al Golfo Arabico o Persico; dall’Africa Settentrionale al Mar Rosso: intercetta così l’intera rete di connessioni a largo raggio dell’isola-Mondo. Ed è la stessa dell’Italia di oggi.

Una storia, quella veneziana, ricca d’insegnamenti che non si possono ignorare.

Venezia e la Guerra in Dalmazia, 1644-49

28 settembre 1644: una squadra corsara dei Cavalieri di Malta attacca la Carovana di Alessandria nel mar Egeo, al largo dell’isola di Scarpanto. I Cavalieri infliggono e subiscono gravi perdite, catturando numerosi prigionieri. Tra di essi, dame del seguito del sultano e un bambino principe del sangue. Durante il rientro a Malta, i Cavalieri sostano ripetutamente in territorio veneziano.

L’episodio in sè può non sembrare significativo nel rovente Mediterraneo di metà Seicento. Diventa, però, la scintilla che accende il conflitto, lungo oltre ventiquattro anni, noto come Guerra di Candia, che fu combattuta su ben tre fronti: isola di Creta, mar Egeo e Dalmazia. Si trattò di un momento chiave della stroia europea, perchè ridisegnò gli equilibri mediterranei.

Nel periodo 1644-49 sulla costa orientale adriatica accaddero eventi fondamentali dal punto di vista geostrategico, che videro l’emergere del genio incompreso di Lunardo Foscolo, il provveditore generale veneziano, ben assecondato dal “barone”, il governatore alle armi Christopher von Degenfeld.

Questo libro racconta quei giorni e quegli uomini.