di Federico Moro, Mazzanti Editori (Venezia)
ISBN 978-88-88114-83-5

Sfarinata lungo la Penisola l’antica conoscenza dei primi abitanti d’Italia aspetta chi la riporti alla luce. Di quei popoli oggi si è quasi perso il ricordo, ma la loro cultura è stata raccolta, assimilata e perfezionata dall’opera unificatrice di Roma.
La figura araldica del ciclamoro, anello perfettamente rotondo, rappresenta bene la natura di una civiltà per cui “la via in su e la via in giù sono una e la medesima” in quanto “tutto scorre” là dove “il divino è giorno e notte, inverno ed estate, guerra e pace, sazietà e fame…” Ad accendere il mistero della vita, l’esplosione improvvisa e imprevista del fulmine. Dall’Uno al Molteplice che si risolve di nuovo nell’Uno in una sorta di ineluttabile, “eterno ritorno”.
Una civiltà quella antica travolta dal collasso del suo bastione politico, l’Impero di Roma. I sopravvissuti al naufragio hanno occultato frammenti di conoscenza proprio là da dove essa proveniva. Vale a dire nei luoghi sparsi per l’Italia che l’avevano vista germogliare… nell’attesa del “fulmine” capace di risvegliarla.
A trasmetterla, secondo un’ininterrotta catena iniziatica, i custodi dei segreti di quella che possiamo chiamare Schola Italica.
Questo il nocciolo significante di un romanzo in cui l’azione è presente almeno in misura uguale al contenuto e si basa su quanto di storico è rintracciabile nelle fonti, integrato dalla fantasia verosimile dell’autore per le parti non altrimenti ricostruibili. E altrettanto numerosi e caratterizzati sono i personaggi, alcuni reali altri d’invenzione, in continuo movimento attraverso diversi piani temporali, dal presente al passato più remoto. Senza mai dimenticare che nelle vicende umane “la via conta quanto la meta”

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