Il volume prende le mosse dalla Pace di Torino del 1381, che chiude le Guerre Veneto-Genovesi, sottolineando la prodigiosa capacità di recupero di Venezia: favorita dalla fedeltà dello Stato da Màr e dal dominio del mare che le garantisce il flusso di ricchezza necessario alle sue ambizioni politiche.

La novità del libro consiste  nel mettere in risalto come l’espansione in Terraferma non sia affatto frutto del caso, ma appartenga alla categoria degli eventi “inevitabili”: naturalmente per una classe dirigente conscia delle proprie responsabilità e delle dimensione dei problemi strategici che è chiamata ad affrontare.

Il controllo della Pianura Padana è necessario a Venezia per proteggere le vie di comunicazione su cui transitano le merci che ne alimentano la prosperità. Semplicemente non può rinunciarvi, significherebbe consegnarle ad altri e in particolare alla potenza ostile dei Visconti e quindi degli Sforza di Milano. La guerra di conquista diventa l’unica opzione possibile. Dopo la vittoria di Maclodio (1427) e, quindi, di nuovo alla morte di Filippo Maria Visconti (1447), la repubblica potrebbe impadronirsi della capitale lombarda. Fallisce in entrambe le occasioni. Per decisione del suo capitano generale da Tera, Carmagnola, nel primo caso, e per clamoroso errore del Senato nel secondo. Le occasioni sfumano e il destino di Venezia e dell’Italia cambia direzione. Per sempre.

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